Con le installazioni dei sensori effettuate tra lunedì 22 e giovedì 25 gennaio, è iniziato a Civita di Bagnoregio il progetto “pilota” di monitoraggio denominato Progetto ArTeK – Satellite enabled Services for Preservation and Valorization of Cultural Heritage patrocinato dall’ente spaziale europeo ESA (European Space Agency) e promosso da NAIS Srl (Next Application & Innovative Solution) in collaborazione con ISCR (Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro), ISPRA, CNR, ENAV SpA, Strago SpA, Superelectric Srl, ipTronix Srl. Oltre a Civita, questo progetto pilota della durata di un anno prevede il monitoraggio anche di altre 4 eccellenze del territorio italiano: Villa Adriana a Tivoli, Matera, l’area archeologica di Gianola (Latina), e l’area archeologica di Baia (Salerno).
“Si tratta di una grande opportunità – spiega il sindaco Francesco Bigiotti – per aprire nuove prospettive di tutela del nostro splendido borgo, ma è anche il segno dell’attenzione ad altissimo livello per il nostro territorio e i suoi beni più preziosi, come Civita”. La filosofia del progetto si basa sull’evidenza che il patrimonio culturale italiano è un bene estremamente fragile, per via di minacce di diversa natura cui esso è sottoposto. Tra queste si annoverano i fenomeni atmosferici particolarmente violenti legati al cambiamento climatico, il dissesto idrogeologico, nonché le attività antropiche quali l’espansione urbana, l’uso intensivo del suolo, l’inquinamento, la stessa pressione dei flussi turistici che a lungo termine possono impattare sull’integrità del bene.
La condizione di instabilità di alcuni siti storico-culturali e la necessità di prevenire l’insorgere di danni rendono opportuna la creazione di un servizio, ad oggi mancante, che offra strumenti per il monitoraggio su larga scala in grado di valutare costantemente lo stato di conservazione e il rischio di danneggiamento e deterioramento di aree ritenuti di interesse culturale. Il progetto ArTeK si baserà quindi sulla Carta del Rischio (elaborata dall’ISCR) che verrà gradualmente adottata per identificare i rischi specifici del patrimonio culturale dei siti.
Il progetto si sviluppa in tre punti principali:
- il monitoraggio da satellite, per identificare e valutare i rischi territoriali che hanno un potenziale impatto negativo sui beni culturali, identificare i cambiamenti, condurre valutazioni delle condizioni e mappare siti e loro manufatti;
- il monitoraggio a terra, con reti di sensori e rilievi con droni;
- la restituzione dei dati, attraverso un “Cultural Heritage Situation Display” (CHSD) dei beni culturali Nazionali, che permetterà di mettere a punto una classificazione più dettagliata e rappresentare lo stato di ogni sito in termini di mappe di rischio – stato di salvaguardia; grazie ad esso sarà ad esempio possibile gestire, condividere e disseminare informazioni aggiornate sulle possibili minacce, gli accertamenti, le condizioni e le misure di prevenzione (implementate o programmate) sui beni culturali.
Grazie all’interesse del Comune di Bagnoregio, che fin dalle prime fasi progettuali ha posto il “Museo Geologico e delle Frane” come interfaccia operativa del progetto sul territorio, per il sito di Civita è stato possibile impostare un programma specifico e particolareggiato. La complessità del borgo ha determinato la pianificazione di un monitoraggio periodico per mezzo di sensoristica satellitare (ottico e radar), di strumenti a terra dislocati su alcuni punti critici, e l’impiego di velivoli a pilotaggio remoto dotati di sensori specialistici.
In particolare il sistema si monitoraggio del progetto ArTek, concentrato nell’area occidentale di Civita per la presenza del percorso di accesso al borgo, si compone di 4 tipi di sensori:
- 18 inclinometri montati su picchetti sul versante argilloso, per monitorare l’innescarsi e l’evoluzione di fenomeni franosi superficiali (tale sensoristica si basa sull’utilizzo di sensori a tecnologia MEMS ed in particolare di accelerometri);
- 3 sensori per monitorare il ponte;
- 3 fessurimetri per controllare l’eventuale apertura di fessure nell’ammasso roccioso;
- una centralina meteorologica per i principali parametri ambientali quali temperatura, velocità e direzione del vento, pressione, umidità, pioggia.
Il progetto proseguirà nei prossimi mesi con le prime acquisizioni dei dati degli strumenti, con l’analisi dei passaggi satellitari e con il volo di droni specialistici; i dati saranno messi a disposizione del Comune e del Museo per le elaborazioni, l’archiviazione e l’implementazione con gli altri sistemi di monitoraggio installati o in programma, a partire dal progetto gestito dall’ISPRA e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con cui sono state posizionate fibre ottiche per il controllo delle fratture sulla scarpata (nella zona della casa di S. Bonaventura, vicino al ponticello di epoca medievale di fronte all’ingresso al borgo, e in prossimità di Casa Greco) e per il quale sono previsti rilievi con termocamera, che permetteranno di individuare i settori potenzialmente instabili, individuandone estensione e velocità di movimento, indagando anche l’influenza dell’infiltrazione dell’acqua sulla stabilità della scarpata.
L’inizio di questa nuova fase di monitoraggio permette finalmente di vedere concretizzato l’impegno che il Comune e il Museo portano avanti per la realizzazione di una rete di controllo permanente dell’area di Civita, con l’indispensabile interesse e sostegno di Enti ed Istituzioni come Stato, ISPRA e Regione Lazio, senza dei quali la salvaguardia del borgo sarebbe inattuabile. Solo monitorando tutta l’area con strumenti idonei e strategie integrate tra loro nei vari settori dei versanti si possono infatti raccogliere i dati strumentali necessari per programmare e aggiornare costantemente la priorità e le caratteristiche degli interventi da effettuare, anche e soprattutto per prevenire l’estendersi e l’aggravarsi dei fenomeni di instabilità, ottimizzando così l’impegno economico e ottenendo benefici a lungo termine e fare di Civita il borgo che non muore.